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Quaderni di Formazione online

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Gli ostacoli sulla via della redistribuzione del lavoro

(I Parte)

 

GIOVANNI MAZZETTI

«Il capitale riduce, senza alcuna intenzione, il lavoro umano ad un minimo. Ciò tornerà utile al lavoro emancipato ed è la condizione della sua emancipazione».

Karl Marx 1859

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«I borghesi hanno ottime ragioni per attribuire al lavoro una soprannaturale forza creativa, poiché proprio dalla natura condizionata del lavoro risulta che l'uomo, possessore soltanto della propria forza-lavoro, deve essere, in tutte le condizioni sociali e culturali, schiavo di altri uomini che si sono resi proprietari delle materiali condizioni del lavoro».

Karl Marx 1875

Presentazione

 

Nel 1998 Rifondazione Comunista presentò un Progetto di Legge per la Riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali.  Il disegno di legge fu approvato dal Governo (Prodi) e fu presentato al Parlamento. Si sperava, in qualche modo di riuscire a fare un passaggio come quello avvenuto poco tempo prima in Francia, dove le 35 ore erano state approvate.

Ovviamente sopravvenne un vero e proprio fuoco di sbarramento dalla maggior parte delle forze sociali e dei partiti.  Mi assunsi il compito di replicare analiticamente con articoli di giornale, con conferenze, con trasmissioni radio e televisive, alle numerose obiezioni avanzate.  Repliche che poi raccolsi in un agile volume, pubblicato nel 1999 dalla Manifestolibri con il titolo Tempo di lavoro e forme della vita. Il testo era suddiviso in cinque parti nelle quali esaminavo criticamente

 

a. I fraintendimenti ricorrenti;

b. Gli errori di sostanza;

c. Le emerite idiozie;

d. L’insieme degli elementi della cultura egemone che impedivano di ragionare in modo sensato sul problema;

e. Le esagerazioni da parte di alcuni responsabili della politica economica.

 

Formulavo poi una conclusione generale diretta a fornire il senso di lungo periodo della lotta per la redistribuzione del lavoro.

Il Centro Studi pubblica qui, in quattro quaderni di Formazione on line, quelle confutazioni, consapevole che gli ostacoli che si frapposero allora sulla via della redistribuzione del lavoro sono tuttora là e bloccano la società sulla via di un possibile sviluppo.  Non è un caso che la CGIL ha recentemente (2017) ristampato un discorso di Trentin del 2007, nel quale quel dirigente sosteneva: “Non sono le 35 ore uguali per tutti di fronte a un’enorme diversità di situazioni che vanno dal laboratorio scientifico alla catena di montaggio, che possono risolvere il problema. No, la nuova solidarietà non si costruisce più sul salario uguale o sull’orario uguale perché le persone sono diverse, perché le persone sono delle entità assolutamente inconfondibili con altre, ecco perché soltanto sui diritti individuali noi possiamo immaginare di costruire una nuova solidarietà e una nuova rappresentanza del sindacato basato su questa solidarietà”.

Ma la conquista dei diritti passa notoriamente innanzi tutto attraverso la disponibilità di tempo per sé, perché senza tempo qualsiasi altro diritto si trasforma in qualcosa di astratto, di inconsistente.  E poi, l’obiettivo della riduzione dell’orario di lavoro scaturisce dal riconoscimento della crescente difficoltà di riprodurre il lavoro salariato, e dunque rappresenta il diritto che media tutti gli altri.  Non è un caso che la nostra Costituzione non colloca il diritto al lavoro nella sezione dei “diritti e dei doveri”, bensì nei principi sui quali si fonda la stessa società.

D’altronde, la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro non ha natura politicistica, si concretizza piuttosto nella rivendicazione di godere del frutto degli aumenti della produttività del lavoro, invece di lasciarli esclusivamente nella disponibilità delle imprese, che in questa fase storica dimostrano di non saperne fare alcun uso.

INDICE DELL'INTERA OPERA PUBBLICATA IN 4 QUADERNI

 

Quaderno 3/2018

INTRODUZIONE

Un'attesa lunga un trentennio

FRAINTENDIMENTI RICORRENTI

Non crea lavoro! E allora?

Ridurre l'orario per accrescere la flessibilità?

Prima la piena occupazione, poi la riduzione

Le fragili fondamenta del "lavoro possibile"

Lavorare di più per lavorare tutti?

Tre corni spuntati

Per legge o per contratto?

 

Quaderno 4/2018

ERRORI DI SOSTANZA

Far leva sulla produttività?

I conti col passato

Va bene al Nord, ma non per il Mezzogiorno

Ma non spingerà le imprese a intensificare l'innovazione?

EMERITE IDIOZIE

Culle vuote o cervello pigro?

I lavoratori non la vogliono

Che fretta c'è?

La favola della coperta corta

Nonsenso Ocse

Solo le imprese creano "vera occupazione"!

 

Quaderno 5/2018

UNO SGUARDO D'INSIEME

Ma i soldi non ci sono!

Che cosa significa "cambiare i rapporti sociali"?

Errori cardinali a sinistra

Quella miserevole fuga nel modello

Può la democrazia poggiare su un reddito garantito a tutti?

II capitale non è una lepre

 

Quaderno 6/2018

QUANDO L'AVVERSARIO VA OLTRE MISURA

AntiCiampi

AntiNesi

AntiAgnelli

AntiMonti

 

CONCLUSIONI

Perché la riduzione del tempo di lavoro non è un'utopia

Quale libertà nella redistribuzione del lavoro

 

Ultima modifica: 20 Settembre 2023