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Quaderni di Formazione online
Gli ostacoli sulla via della redistribuzione del lavoro
(II Parte)
GIOVANNI MAZZETTI
«Il capitale riduce, senza alcuna intenzione, il lavoro umano ad un minimo. Ciò tornerà utile al lavoro emancipato ed è la condizione della sua emancipazione».
Karl Marx 1859
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«I borghesi hanno ottime ragioni per attribuire al lavoro una soprannaturale forza creativa, poiché proprio dalla natura condizionata del lavoro risulta che l'uomo, possessore soltanto della propria forza-lavoro, deve essere, in tutte le condizioni sociali e culturali, schiavo di altri uomini che si sono resi proprietari delle materiali condizioni del lavoro».
Karl Marx 1875
Presentazione
Nel programma che il Movimento Cinque Stelle e Liberi e Uguali hanno presentato alle ultime elezioni è incluso un impegno a realizzare una significativa riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Non sappiano se questi soggetti politici provvederanno realmente, nell’attuale legislatura, a procedere secondo quei programmi. Affinché questa indicazione non si trasformi in una farsesca ripetizione di quanto accaduto nel 1998 con l’iniziativa di Rifondazione Comunista è, però, necessario che gli agenti sociali che si pongono ora quell’obiettivo siano consapevoli dei limiti nei quali quella proposta incappò all’epoca.
Infatti, oggi come allora, la proposta della riduzione d’orario è confusamente affastellata insieme ad altre (ad esempio il reddito di cittadinanza) senza che sia possibile individuare un ordine gerarchico di priorità. Questo accostamento di diverse strategie, che caratterizzò allora anche il comportamento di Rifondazione, dimostra che ci troviamo di fronte ad una prospettiva volontaristica, che ha poco a vedere con una reale comprensione della natura della crisi che ci ha investiti. Si pesca, così, in forma intuitiva nelle vicende in corso, limitandosi a proporre un rovesciamento del procedere senza approfondire l’evoluzione complessiva delle relazioni sociali e delle contraddizioni che hanno investito quei rapporti.
Nelle pagine che seguono riproponiamo la seconda parte dei numerosi argomenti a difesa della redistribuzione del lavoro pubblicati a suo tempo, consapevoli che in questi venti anni il senso comune non ha fatto alcun passo avanti nella direzione della comprensione della cogenza di quest’obiettivo. E, semmai, rispetto agli errori e alle idiozie che sono stati contrapposti allora a chi lo proponeva, c’è stato un significativo passo indietro culturale
INDICE DELL'INTERA OPERA PUBBLICATA IN 4 QUADERNI
INTRODUZIONE
Un'attesa lunga un trentennio
FRAINTENDIMENTI RICORRENTI
Non crea lavoro! E allora?
Ridurre l'orario per accrescere la flessibilità?
Prima la piena occupazione, poi la riduzione
Le fragili fondamenta del "lavoro possibile"
Lavorare di più per lavorare tutti?
Tre corni spuntati
Per legge o per contratto?
ERRORI DI SOSTANZA
Far leva sulla produttività?
I conti col passato
Va bene al Nord, ma non per il Mezzogiorno
Ma non spingerà le imprese a intensificare l'innovazione?
EMERITE IDIOZIE
Culle vuote o cervello pigro?
I lavoratori non la vogliono
Che fretta c'è?
La favola della coperta corta
Nonsenso Ocse
Solo le imprese creano "vera occupazione"!
UNO SGUARDO D'INSIEME
Ma i soldi non ci sono!
Che cosa significa "cambiare i rapporti sociali"?
Errori cardinali a sinistra
Quella miserevole fuga nel modello
Può la democrazia poggiare su un reddito garantito a tutti?
II capitale non è una lepre
QUANDO L'AVVERSARIO VA OLTRE MISURA
AntiCiampi
AntiNesi
AntiAgnelli
AntiMonti
CONCLUSIONI
Perché la riduzione del tempo di lavoro non è un'utopia
Quale libertà nella redistribuzione del lavoro
Ultima modifica: 20 Settembre 2023