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Quaderni di Formazione online
Alla scoperta della libertà che manca
Una bussola per orientarsi nella crisi e dar vita ad una politica alternativa (I Parte)
GIOVANNI MAZZETTI
LIBRO PRIMO: SUL SIGNIFICATO DELLA CRISI
Presentazione
Tutti concordano sul fatto che da almeno dieci anni stiamo attraversato la peggior crisi economica e sociale dalla fine della guerra. Ma la maggior parte delle persone e degli uomini politici non fa altro che aspettare o sperare che questa fase negativa si esaurisca. Questa speranza è però decisamente ambigua perché presuppone un inevitabile ritorno ad una pseudonormalità che non potrebbe mai instaurarsi, in quanto si sono dissolte le condizioni sulle quali la vita poggiava.
L’illusione deriva dal fatto che, come facevano i nostri antenati con le pestilenze e le carestie, crediamo che la crisi attuale non sia altro che un fenomeno causato da comportamenti devianti, cioè un qualcosa di esteriore imposto alla società, che altrimenti non subirebbe gli intoppi di cui soffre. Questo approccio culturale dimostra che non abbiamo ancora imparato l’ABC della condizione umana. Lo sviluppo intervenuto fino ad oggi ha infatti contribuito all’instaurarsi di una realtà profondamente diversa da quella in cui, fino a ieri, hanno operato le precedenti generazioni.
E ora si tratta di imparare ad interagire positivamente con questa realtà, per dar corpo ad una struttura relazionale coerente con la nuova situazione.
La crisi è infatti un evento che precipita sulla società, dimostrando agli esseri umani che ciò che loro considerano come il “naturale” comportamento relazionale non è più in grado di garantire una normale riproduzione dell’organismo al quale hanno dato corpo. Il termine crisi viene dal greco “krinos” (separare), e designa, il momento, la fase nella quale deve intervenire una rottura tra il modo di essere ereditato e un altro differente, che è tutto da costruire, dando al materiale ereditato altra forma. Quando ci si limita ad aspettare che la crisi finisca, continuando a praticare il comportamento prevalente prima del suo presentarsi, si nega implicitamente che di crisi si tratti. Non sorprende, allora, che il disagio sociale si protragga per un periodo che sembra interminabile. E che gli individui si sentano costretti in situazioni ben lontane da ciò che vorrebbero.
Ciò che manca in questi frangenti è una comprensione del processo evolutivo che caratterizza la condizione umana, senza la quale non è possibile provare a sviluppare le facoltà che consentirebbero di sottomettere nuovamente a sé i propri rapporti. Si tratta cioè di individuare che cosa ostacola la libertà della quale sentiamo il bisogno, ma che non sappiamo ancora concepire e praticare. Per comprendere il fenomeno che stiamo cercando di descrivere bisogna però non riferirsi a ciò che chiamiamo libertà in modo ingenuo. La libertà non è cioè un dato, un presupposto della nostra esistenza. Essa non è altro che la facoltà di soddisfare i propri bisogni. Ma questa non è una capacità innata, appunto perché con lo sviluppo i bisogni di espandono ed evolvono, ma la capacità di soddisfarli non procede spontaneamente al loro seguito. Al contrario deve di volta in volta essere prodotta. Vale a dire che gli esseri umani debbono sviluppare delle facoltà delle quali non sono ancora depositari. La realtà si frappone come un ostacolo a quella soddisfazione perché, per trasformare le circostanze in coerenza con gli obiettivi perseguiti, gli individui debbono imparare a cambiare se stessi.
Chi ha vissuto la fase dell’ascesa e dello sviluppo dei rapporti dello stato sociale keynesiano ha sperimentato questo processo di profonda trasformazione individuale e collettiva, determinata dal pieno dispiegamento del lavoro come diritto. Ma proprio perché quella formazione sociale ha raggiunto il suo obiettivo – di emancipare i cittadini dalla preesistente penuria generalizzata di cui soffrivano – ha trasformato il mondo in cui viviamo in modo radicale, rendendo difficile il procedere con lo stesso modo di produrre.
Il problema che impedisce un ulteriore sviluppo è emerso sul finire degli anni settanta, e da allora ci rotoliamo in una situazione contraddittoria che vede continuamente crescere lo stato confusionale e il senso di impotenza. Oscilliamo, infatti, tra l’accettazione passiva delle parole d’ordine delle classi dominanti, da un lato – parole che ci vengono somministrate giornalmente dalla “congregazione dei pubblicitari”, che ormai dominano anche il mondo della politica - e lo sprofondare, dall’altro, in un senso di sfiducia sul nostro futuro.
Il testo che segue è il risultato di un lavoro più che ventennale del nucleo di ricerca dell’Associazione per la Redistribuzione del lavoro. Molti dei temi affrontati nelle numerose monografiche pubblicate a stampa da metà anni ottanta, vengono qui rielaborati in un approccio propositivo più generale. L’insieme dell’opera verrà pubblicato in cinque dispense a cadenza mensile, ognuna delle quali conterrà uno dei cinque “libri” nei quali si articola l’analisi.
La difficoltà di lettura è quella insita in ogni processo di apprendimento consapevole, che, per svolgersi coerentemente, presuppone l’esistenza di un bisogno di comprendere. Tutti coloro che credono, invece, che il sapere necessario a superare la crisi debba “volargli in bocca come una colomba arrostita” (Marx), possono evitare di affrontare la normale fatica implicita nel comprendere la nostra stessa vita. Per gli altri vale il detto “Hic Rhodus, hic salta!”, cioè qui c’è la prova della tua capacità di confrontarti produttivamente col tuo stesso bisogno, dimostra che sai farlo.
A tutti coloro che dicono a se stessi “vorrei, ma non ci riesco”, vale la pena di richiamare la disperazione dominante negli anni trenta del Novecento. Come scrisse Simone Weil nel suo Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale del 1934,
"Il [nostro] presente è uno di quei periodi in cui svanisce quanto normalmente sembra costituire una ragione di vita e, se non si vuole sprofondare nello smarrimento o nell'incoscienza, tutto va rimesso in questione. ... Ci si può chiedere se esista un ambito della vita pubblica o privata dove le sorgenti stesse dell'attività e della speranza non siano avvelenate dalle condizioni nelle quali viviamo. ... Infine la vita familiare è diventata solo ansietà, a partire dal momento in cui la società si è chiusa ai giovani. Proprio quella generazione, per la quale l'attesa febbrile dell'avvenire costituisce la vita intera, vegeta in tutto il mondo con la consapevolezza di non avere alcun avvenire, che per essa non c'è alcun posto nel nostro universo. Del resto questo male, al giorno d'oggi, se è più acuto per i giovani, è comune a tutta l'umanità. Viviamo in un'epoca priva di avvenire. L'attesa di ciò che verrà. Non è più speranza, ma angoscia”,
Da quell’abisso di disperazione riuscimmo però ad uscire, col paziente lavoro di intellettuali critici e con le lotte di moltitudini che, dopo la seconda guerra mondiale diedero vita ad una nuova formazione sociale, che garantì una lunga fase di sviluppo, inimmaginabile per le generazioni precedenti. Il compito che abbiamo noi oggi non è dissimile da quello di allora: costruire un futuro che non siamo ancora in grado di anticipare, ma che riposa proprio sulle condizioni economiche che i nostri predecessori e noi abbiamo creato.
INDICE DELL'INTERA OPERA PUBBLICATA IN 5 QUADERNI
TREDICI TESI PER LA LIBERTÀ CHE MANCA
LIBRO PRIMO
SUL SIGNIFICATO DELLA CRISI
I. LE COORDINATE PER CAPIRE DOVE SIAMO
Il noi - Una questione preliminare – La necessità di un orientamento - La conquista del nuovo paradigma: la necessità della spesa – Le diverse forme del processo riproduttivo – Denaro e crisi: la descrizione della cosa – Perché le crisi trascendono le difficoltà del semplice rapporto di denaro – Il rimedio keynesiano alle crisi.
II. IL PRINCIPIO GRAVITAZIONALE DEL PARADIGMA KEYNESIANO
La prospettiva monadica - La prospettiva relazionale.
III. COME SIAMO GIUNTI NELLA SITUAZIONE IN CUI CI TROVIAMO
I due opposti lati del rapporto di denaro – Il paradigma occulto dei conservatori – Perché la spesa costituisce la mediazione riproduttiva – La peculiarità della spesa capitalistica – La rozza intuizione del senso comune – L’esserci o il non esserci del denaro - Dall’auri sacre fames al denaro odierno – Come il keynesismo si spinge al di là del sistema del credito – Nel guazzabuglio del significato della spesa pubblica.
LIBRO SECONDO
LA DIMENSIONE SOMMERSA DELLA STORIA DEL NOVECENTO
IV. I PRESUPPOSTI DELLO STATO SOCIALE KEYNESIANO
Il rapporto tra base economica e problema delle crisi – Domanda e impiego delle risorse – Come avvengono i cambiamenti sociali – Il cambiamento implicito nel Welfare keynesiano – La differenza tra il credito e la spesa pubblica keynesiana – La base teorica della possibilità di una spesa in deficit – La contraddizione fondamentale insita nei rapporti capitalistici.
V. IL PROFILARSI DELLA TEMPESTA
Un tentativo di spiegazione del blocco – Il nodo sottostante alla crisi del keynesismo – La mistificazione svelata – Ma c’è una via d’uscita dalla contraddizione? - Come e perché si può erroneamente sostenere che lo stato non produce – La prima fase del progetto keynesiano – I risvolti politici del mutamento - La seconda fase del progetto keynesiano, che la società ha eluso – Il meccanismo evolutivo del sistema dei bisogni.
LIBRO TERZO
LA CRISI, QUANDO LA SOCIETÀ È IN BILICO TRA OPPORTUNITÀ E DISGREGAZIONE
VI. IL PRIMO APPRODO KEYNESIANO: UN PORTO INSICURO PER LA NUOVA LIBERTÀ
Problematiche di libertà scaturite dai recenti sviluppi economici – Perché e come la libertà fecondata dal keynesismo è stata negata – Il fantasma del torchio - Dalla negazione della libertà keynesiana alla sua dissoluzione.
VII. L’INVERSIONE DI ROTTA E IL NAUFRAGIO
Quando il capitale pretese di sostituirsi allo stato keynesiano -
Perché il deficit è necessario - Il quadro generale col quale dobbiamo confrontarci – Capire il naufragio – Le disperate ricerche di una via d’uscita dalla crisi – Perché nel naufragio odierno c’è lo zampino del rentier.
LIBRO QUARTO
IL PRIMO PRENDER CORPO DELLA NUOVA LIBERTA’
VIII. PER FECONDARE LA LIBERTÀ CHE MANCA
L’emergere del bisogno di una nuova libertà - La dinamica storica che ha condotto alle soglie della nuova libertà - L’interiorizzazione retroversa - Lotte che non cambiano nulla - I mutamenti necessari per far venire alla luce la libertà che manca.
IX. IL BISOGNO DI UNA POLITICA ALTERNATIVA
L’ideologia della fine delle ideologie – Politica senza senso – Il trionfo dell’opportunismo - Il berlusconismo come forma ideologica dell’opportunismo dilagante - La pubblicità come scuola di negazione della libertà da produrre - Dal berlusconismo al rigorismo: la riesumazione di una cultura morta.
EPILOGO
A MO’ DI PROGETTO POLITICO-CULTURALE
I limiti del lavoro salariato – Il primo passo storico verso la redistribuzione del lavoro – La redistribuzione del lavoro della quale c’è oggi bisogno – L’appropriazione individuale del tempo liberato dal lavoro come condizione di un nuovo sviluppo – Verso la proprietà individuale.
Ultima modifica: 20 Settembre 2023