Questo sito non utlizza cookies.
Per maggiori informazioni leggi la nostra Cookie Policy
Quaderni di Formazione online
Presentazione
Stiamo attraversando una fase storica le cui caratteristiche furono egregiamente descritte da Marx nell’Ideologia tedesca la dove ha affermato
“quanto più la forma normale di relazioni nella società, e quindi le condizioni [di vita imposte] dalla classe dominante, sviluppano la loro opposizione contro le forze produttive progredite, quanto maggiore è quindi la scissione nella classe dominante stessa e con la classe dominata, tanto più falsa diventa la coscienza originariamente corrispondente a questa forma di relazioni, ossia essa cessa di essere la coscienza ad essa corrispondente, tanto più le precedenti rappresentazioni tradizionali di queste forme di relazione, si riducono al rango di frasi puramente idealizzate, di illusione coscienze, di ipocrisia premeditata. Ma quanto più vengono smentite dalla vita, e quanto meno hanno valore per la coscienza stessa, con decisione tanto maggiore esse vengono affermate, tanto più ipocrita, moralistico e santo diventa il linguaggio di questa società”.
Accade così che in un’epoca in cui la concentrazione oligopolistica raggiunge vette mai raggiunte prima, si parli di rivitalizzare la concorrenza; che quando le imprese hanno ormai acquisito la capacità di infiltrarsi continuamente nella nostra vita e nelle nostre scelte, si parli di diritti dei consumatori; che quanto più si procede in modo distruttivo nei confronti dell’ambiente, tanto più si rivesta di una patina di verde ed ecologica la produzione ed il consumo.
Nei quaderni del 2016 (n. 9) avevamo già riprodotto un nostro articolo uscito sul manifesto anni prima, nel quale sottolineavamo come la situazione sociale aveva ormai preso la piega indicata da Marx: il capitale era zoppo, ma pretendeva di continuare a condurre la società nella corsa allo sviluppo. Approfondiamo, nelle pagine che seguono questa tematica, evidenziando la continuità con l’analisi che John M. Keynes aveva fatto della crisi degli anni Trenta, come la crisi insuperabile del sistema capitalistico. Seguendo le sue indicazioni abbiamo goduto, dal dopoguerra, di una straordinaria fase di sviluppo su una base sociale che abbandonava il modo di procedere capitalistico.
Quelle politiche si sono poi scontrate con i loro stessi limiti, facendo piombare nuovamente la società in una crisi. I conservatori sono in questa occasione stati lesti nel reimporre la loro visione del mondo, favoriti anche dall’analfabetismo sociale che ha caratterizzato l’ultimo mezzo secolo. In uno dei prossimi quaderni affronteremo anche questo secondo aspetto della crisi - quello dell’esaurirsi del ruolo positivo dello stato nel garantire uno sviluppo economico - ma per ora ci preme sottolineare, in modo ben più approfondito di quanto non abbiamo fatto in passato che il capitale sussiste ormai solo come uno spettro di se stesso.
Ultima modifica: 20 Settembre 2023