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Contro i sacrifici
Governo di tecnici o congrega di maldestri stregoni ?
Giovanni Mazzetti
Asterios Editore, 2012
“La paura e il dubbio e precauzioni di tipo ipocondriaco ci stanno bloccando al chiuso. Abbiamo invece bisogno del respiro della vita. Non c’è nulla di cui aver paura. Al contrario. Il futuro ci riserva molta più ricchezza e libertà economica e opportunità di vita di quante non ne abbiamo mai godute in passato. Non c’è alcuna ragione per non sentirsi audaci, aperti alla sperimentazione, attivi e alla ricerca delle possibilità. Là di fronte a noi, a bloccare la via non ci sono altro che un po’ di anziani signori, stretti nei loro abiti talari, che hanno bisogno di essere trattati con un po’ di amichevole irriverenza e buttati giù come birilli”.
John M. Keynes
Recensione
Dalla seconda di copertina
E' sensato riferirsi al governo in carica come ad "una congrega di maldestri stregoni", o si tratta di un'esagerazione ?
In contrasto con la convinzione più diffusa, che il mago sia colui che inventa soluzioni innovative, l'antropologia da tempo riconosce che il mago è colui che, al sopravvenire degli eventi che gli rimangono oscuri, applica rigidi rituali mistici, ereditati dalle generazioni precedenti, dai quali non sa imparare a scostarsi. Da questo punto di vista il mago può essere considerato un "tecnico", che tenta di risolvere un problema senza avere una chiara rappresentazione dei passaggi attraverso i quali giungere al risultato. Egli si trasforma però in uno stregone se, di fronte ai guai che causa, resta indifferente. Negli ultimi trent'anni, nelle società economicamente sviluppate, ha fatto la sua comparsa una figura opposta, quella dei sedicenti "tecnici", che in realtà non sono altro che maghi-stregoni.
Con la presunzione di aver compreso la natura della crisi, impongono alla società drastici "sacrifici", ed una pietosa ripetizione delle pratiche economiche che aggravarono la Grande Crisi del '29. Il risultato che hanno ottenuto, in trent'anni di egemonia culturale, è stato esattamente lo stesso dei governanti di allora: hanno fatto precipitare l'economia nella più grave recessione degli ultimi ottant'anni, dalla quale pretendono di uscire con altri sacrifici.
Nel testo l'autore spiega perchè questa prospettiva è oggi insensata ed anacronistica. Attualizza l'accorato appello di John M. Keynes del 1929 quando scrisse: "Negazioni, restrizioni, inattività - queste sono state le parole d'ordine dei governi che si sono susseguiti. Sotto la loro guida siamo stati costretti a stringere la cinghia e a trattenere il respiro. La paura e il dubbio e precauzioni di tipo ipocondriaco ci stanno bloccando al chiuso. Abbiamo invece bisogno del respiro della vita. Non c'è nulla di cui aver paura. Al contrario, il futuro ci riserva molta più ricchezza e libertà economica e opportunità di vita di quanto non ne abbiamo mai godute in passato. Non c'è alcuna ragione per non sentirci audaci, aperti alla sperimentazione, attivi e alla ricerca delle possibilità. Là di fronte a noi, a bloccare la via non ci sono altro che un po' di anziani signori, stretti nei loro abiti talari, che hanno bisogno di essere trattati con un po' di amichevole irriverenza e buttati giù come birilli".
Questa operazione può riuscire solo se ognuno impara a scorgere la componente mistica di una cultura economica che si trascina dannosamente dagli anni Ottanta. Un'esperienza alla quale l'autore cerca di introdurci in modo semplice e chiaro, delineando in conclusione quelle che possono essere le alternative.
Da pagina 16
Il sacrificio (sacer facere = rendere sacro) è un atto mediante il quale si sottrae una cosa, un animale o un essere umano all'uso abitudinario (profano) per offrirlo ad un potere superiore - una forza sovrastante o una divinità - con lo scopo di placare la sua collera, di propiziarselo, di glorificarlo o di ringraziarlo.
Nel nostro caso, i moderni sacerdoti dei sacrifici ci chiedono di "sottrarre all'uso profano", cioè al godimento nella soddisfazione dei bisogni e allo sviluppo, le risorse esistenti, o di rinunciare a produrre una parte della ricchezza, che con esse potrebbe essere prodotta sulla base delle pratiche economiche conquistate con lo Stato sociale. Si tratta pertanto di una sorta di rito che, nelle loro intenzioni, è finalizzato a porre rimedio ad un insieme di fenomeni, in questo caso economici, che si ritiene incidano negativamente sulla vita individuale e collettiva. Nel sollecitare a, o nell'imporre dei sacrifici si sottintende che la pratica relativa non si esaurirebbe nel suo aspetto negativo, nelle privazioni delle quali tutti fanno immediatamente esperienza, ma comporterebbe effetti che, seppure non siano razionalmente anticipabili, dovrebbero scaturire in un momento non precisato dalla sottomissione al potere che si evoca. Come più volte hanno ribadito i tromboni che fondano il potere dei maghi, si tratterebbe di "sopportare sacrifici per garantire la crescita", e con essa l'occupazione di coloro che il fenomeno negativo in questione esclude dal processo produttivo e dalla fisiologica riproduzione della loro vita.
Ultima modifica: 20 Settembre 2023